La tematica è immensa ma conviene a tutti farsi una propria riflessione / teoria
La foto è, spero, illuminante
L’arte parla con un linguaggio antico (mosaico, Ravenna, Dante) dell’oggi. Provocando intelligenze.
Ok. Parliamo si sesso-potere-soldi.
Un humus culturale oggi al centro del dibattito causa gli ultimi eventi.
Interroghiamoci sul perché?
La coscienza come si forma? Quale è il limite? Come denunciarlo e perché?
Credo che ora tocchi a noi. Costruiamoci un nostro limite, adesso o mai più.
Help! anche leggendo qui.
Grazie a Valigia Blu e Monica.
Nelle ultime settimane ci siamo occupati con diversi articoli del caso Weinstein e del dibattito sulle molestie sessuali che si è aperto in tutto il mondo. Ne abbiamo discusso molto sulla pagina, analizzando diversi aspetti. In questo post vengono riportate alcune delle riflessioni e degli scambi (editati) tra noi e i lettori nati sotto ai post di Valigia Blu: un confronto articolato e per nulla banale che ci sembrava giusto valorizzare.
“Monica: Il mio dubbio è che possa essere difficile cogliere non tanto la singola molestia, ma l’humus culturale in cui cresce e prolifera. (…) Forse il processo è giunto a maturazione, il nesso potere/sesso/soldi viene messo in discussione e quindi diventa possibile parlarne. Sia per chi denuncia, sia per chi deve ragionare attorno a una pentola scoperchiata, in cui il non detto si rovescia fuori. Peraltro le violenze, le molestie, le prevaricazioni non sono facili da metabolizzare, non è facile riconoscersi come vittime. Il vittimismo è pur sempre considerato un pessimo atteggiamento. Ma vittimismo ed esser vittime non sono la stessa cosa, e sapere e raccontare che si è più deboli o lo si è stati non è facile. Perciò è tanto faticoso. Non si tratta indicare vittime e colpevoli, ma di capire la figura di sfondo in cui questo [la molestia sessuale] avviene. E in fondo tutto questo discuterne in tanti è un primo modo per stracciare il sipario. Proprio ieri ho trovato questa frase che trovo esaustiva del concetto che ho provato a esporre: “I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”, Wittgenstein. Questa serie di episodi sta allargando i confini del mondo conosciuto, stiamo esplorandone alcuni limiti, stiamo chiedendoci se possiamo accettarli, o se vogliamo cambiarli. In fondo pensare che si possa lavorare senza ricatti mi pare una buona direzione prospettica.”
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