Dalle fessure passa la luce .

La fessura come taglio. Taglio come soglia.

Qui Claudia Fabris mi travolge con un’altra visione.

“E’ la sostanza del femminile fidarsi, quell’avere una fessura nel corpo, dove l’io si affaccia al mondo attraverso i sensi, e non c’entra con l’essere uomini o donne. La natura della materia è sempre femmina, mater-matrice, come la parola dice, e il nostro corpo è femmina, esattamente come la Terra madre che ci ospita, e da secoli ne abusiamo, usandolo e sfruttandolo e questo ci ferisce mortalmente, uomini e donne senza distinzione. Il femminile non lo sappiamo ancora, nè le donne, nè gli uomini, nè i trans, i bix, trix o quel che si vuole, perchè c’entra poco con come usi il corpo per fare sesso, c’entra con il saper fare spazio, fare vuoto e nessuno vuole essere meno, togliere parti di sè, tutti ci tengono tanto a farsi avvistare, a manifestarsi per essere sicuri di esistere almeno nello sguardo dell’altro. Le donne si sono nutrite della stessa cultura degli uomini, siamo nella stessa barca, e pensano spesso che per essere grandi donne, devono dimostrare di poter essere grandi uomini, ma la femmina, pensate alle prese elettriche, non la vuole fare nessuno. Nessuno vuole essere lo spazio vuoto e il silenzio.
Eppure è la femmina che è collegata alla sorgente dell’energia, è quella capacità di creare lo spazio vuoto che chiama l’energia a riempirlo, come accade per il respiro. Noi respiriamo perchè un muscolo si abbassa e crea uno spazio vuoto e quello spazio vuoto si riempie di aria nuova che ci nutre, lo stesso accade nello spirito e se non ci svuotiamo mai, se non vogliamo fare la femmina, perchè il vuoto non si vede, non arriverà mai il principe azzurro, il principio azzurro, celeste, che ci nutre perchè a dirla tutta significa che non ci fidiamo, che non amiamo e se non lo amiamo perchè mai dovrebbe venire?
Impariamo tutti a fare la femmina dunque, ad essere quello spazio vuoto, quella phi che si apparecchia, si allarga per accogliere ciò che deve nascere di nuovo.”

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