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Qui e allora? cadere dalle nuvole non è poi cosi male

Antropologo in una epoca di passaggio. È vero che non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei. Sto facendo del mio meglio per essere all’altezza di me stesso. Nessuno può farlo per me.

Categoria

lavoro?

Obsolete capitalism

Primi passi .

Incentivi? , quando concessi ai padroni, disincentivi se percepiti dagli operai. Stranezze

La ggiente

Marketing obsoleto

Chi ha bisogno di chi ?

Rispolvero oggi un grande interrogativo che mi turba.

Sono in attesa dal medico per un controllo del mio effetto placebo. Anche lui va controllato . Capire cioè se con due parole amichevoli e un controllo della pressione , c’è una reazione.

Bene. Il cane è lì fuori che mi aspetta delicatamente (?) legato ad un cancello. Mi capirà.

Torniamo a noi e al titolo del post

Chi ha bisogno di chi

Oggetto. Il bisogno di lavoro. Se è un bisogno come crearlo e come venderlo.

Viene venduto con le stesse categorie delle scarpe da ginnastica colorate .

Perché ? E’ la domanda.

Ho la mia teoria

C’è ne poco, sopratutto nella scrivania dell’agenzia interinali.

Più c’è marketing meno c’è bisogno.

La tecnologia così è inutile e dannosa. Occhio . Solo una piccola parte di persone / stati , ne stanno godendo con dei $ d’avanti, il resto sono briciole. Sappiatelo. È una specie di inquinamento visivo/compulsivo/mentale.

Farti sentire di “Essere sempre in difetto”.

bisogna saper dire di NO. Così si scopre il significato dei bisogni.

Quelli veri ? Si. Ora occorre scoprirli, con impegno però . Da soli non vengono. Tenete la testa e il cuore libera da schemi / condizionamenti. Come i bambini.

Evoluzione umana a tempo di record

Pronti via!

Si cambia passo.

Il finale. qua si lavora sul finale. C’è pancia e sentimento.

Rifugiatevi da qualche parte evitando quelle “parti” che sono già state sperimentate ( penso alle dipendenze varie, droghette, amori analfabeti, filosofie new age, girotondi e bandiere). Ognuno si sperimenti come creda.

I think. Togliere la parola sacrificio e usarla si, ma alla fine, dopo che hai sperimentato, coraggio, fiducia in se stesso, curiosità, impegno, buone letture, costanza, passione, atteggiamento spirituale…almeno.

Una canzone da qualche parte. Amico, Dulcamara.

ecco il pezzo.  Avete più bisogno voi di noi che noi di voi. credo, penso e spero.

“…Ultimamente sento spesso un chiacchiericcio lamentoso di imprenditori e dirigenti che si dolgono perché non trovano “giovani o professionisti disposti a lavorare/sacrificarsi/fare la gavetta/crescere/prendersi responsabilità”, perché “arrivano qui e poi magari dopo 3 mesi non si trovano bene e se ne vanno e noi dobbiamo ricominciare da capo”.

Come è possibile? Mo’ ve lo spiego come.

Avete passato gli ultimi 10 anni ad insegnare e ripetere fino allo sfinimento a studenti, stagisti, amici, parenti, figli, che:

• il mercato è cambiato

• bisogna essere flessibili

• il posto fisso è superato

• freelance a partita IVA è bello perché sei più libero

• non ci sono certezze

• bisogna avere competenze diversificate

• bisogna essere disponibili a cambiare città o addirittura paese

• bisogna saper parlare 12 lingue

• l’esperienza è più importante dei soldi

daje e daje loro hanno imparato, si sono adattati, hanno trovato nuovi modi e nuove forme e adesso, quando li volete ligi, ossequiosi e obbedienti dietro ad una scrivania a spalare la vostra merda triste 12 ore al giorno per 1000 euro lordi al mese vi mandano a cagare.

Non sviluppano nessuna affettività nei confronti dell’azienda, vi vedono solo come un bancomat che, al limite, può insegnargli una cosa nuova da vendere al prossimo giro.

Non si sacrificano fuori orario per il bene supremo della società, per una visione che appartiene solo a chi guadagna sulle loro spalle.

Non considerano un’opportunità dividere le responsabilità ma non i profitti, hanno altri paradigmi di professionalità (mi dici cosa vuoi, lo faccio, mi paghi, ciao) e di vita (mi piace la montagna, fanculo te e la tua reperibilità, vado 3 mesi in Nepal).

Non comprano casa e quindi sticazzi della garanzia del mutuo (tanto magari domani parto per Glasgow a imparare come si addestrano i salmoni).

E tutte queste cose gliele avete insegnate voi, in oltre 10 anni di crisi in cui avete mantenuto le vostre rendite di posizione sulle spalle di chi non aveva modo di “difendersi”. In 10 anni di “il tuo contratto scade tra 1 settimana e non te lo rinnoviamo, scusa il poco preavviso ma aspettavamo delle risposte dai clienti”, in 10 anni di stipendi striminziti, ingiusti e senza prospettive.

E così è arrivata la mutazione genetica e siete voi ora quelli spiazzati, quelli con le strutture mastodontiche, ministeriali, che non solo non riescono ad accogliere le forme di lavoro “liquide” che avete fortemente contribuito a creare, ma non rappresentano più nemmeno una reale attrattiva economica e professionale perché a queste persone l’idea di stare 10 o 20 anni nella stessa azienda a sudarsi 100 euro lordi d’aumento ogni 5 (quando va bene), fa venire l’orticaria.

Dove porterà tutto questo in termini economici e di mercato sul lungo termine di certo non so dirvelo io.

L’unica cosa che dal profondo del cuore mi sento di dire è:

loro hanno ragione e voi, davvero, avete rotto il cazzo.”

tratto da: Avete rotto il cazzo di Chiara Centamori > https://acidorsa.wordpress.com/2017/06/07/avete-rotto-il-cazzo/

poi io faccio https://www.facebook.com/plugins/video.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fgiuseppecivati%2Fvideos%2F10155402951027489%2F&show_text=0&width=560“>politicapoetica.

https://www.facebook.com/plugins/video.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fgiuseppecivati%2Fvideos%2F10155402951027489%2F&show_text=0&width=560

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