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Qui e allora? cadere dalle nuvole non è poi cosi male

Antropologo in una epoca di passaggio. È vero che non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei. Sto facendo del mio meglio per essere all’altezza di me stesso. Nessuno può farlo per me.

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non c’è un per sempre

L’amore è innanzitutto la nostra lontananza dalle cose, nel migliore dei casi – annullamento di questa distanza, cioè fusione (Marina Cvetaeva)

Questo è un regalo. Abbiate pazienza per il sound ormai sintettizzato per il mondo di oggi, ma lasciatela stare.

Pezzo moolto bello.

La poetica, si dice essere ripresa, credo vivendola, dalla poetessa russa Marina Cveteava, ma io ci sento la poetessa citata nel mondo pop , ma provo a non scriverlo ( Mariangela Gualtieri… Jova ecc )

Io amo di questa canzone per come armonizza un sentimento collettivo. Da voce, a quella vocina. Rimango leggero 😀

Credo questo sia quello di cui la musica si debba occupare

Sguardi

Là dove si indirizza il nostro sguardo, abita Anima nelle sue infinite possibilità… (e.s.)

immagine : Giorgione, Le tre età dell’uomo, Galleria palatina, Firenze, Firenze (ca 1505 – ca 1510)

Mettere a massa

“La massa come tale è sempre anonima e irresponsabile, e i cosiddetti condottieri non sono che i sintomi inevitabili di un movimento di massa.

I veri condottieri sono coloro che meditano su se stessi e alleggeriscono del proprio peso il peso della massa, poiché si tengono coscientemente lontani dalla cieca naturalità della massa turbolenta.

Ma chi può sottrarsi a quella forza di attrazione che sopraffà ogni cosa quando l’uno si aggrappa all’altro e lo trascina con sé?

Unicamente colui che non vive soltanto nel mondo esterno, ma anche nel mondo interiore.”

  • Carl Gustav Jung, 1933, “Il significato della psicologia per i tempi moderni”

“Homo homini lupus” è una sentenza triste ma purtroppo eternamente vera. In realtà l’uomo ha ragione di temere queste forze estranee alla sua personalità, che hanno sede nell’inconscio. Noi siamo, nei riguardi di queste forze, in uno stato di beata incoscienza, perché nei nostri affari personali e in circostanze ordinarie esse non appaiono mai. Ma quando molti uomini si raccolgono assieme e formano folla, si scatenano le bestie e i demoni, che dormono in ogni essere umano finché questi non si trovi ad essere una particella della massa. L’uomo nella massa scende, inconsciamente, a quel livello morale e intellettuale inferiore, che sempre l’attende sotto i limiti della coscienza, ove forze oscure sono pronte a scatenarsi, non appena siano incoraggiate e stimolate dal costituirsi d’una massa. […]
Un essere gentile e ragionevole può trasformarsi in un pazzo furioso o in una bestia feroce. Siamo sempre tentati di attribuire la responsabilità a circostanze esterne, ma nulla potrebbe esplodere in noi, se non vi esistesse già. In realtà noi viviamo in continuazione sopra un vulcano e a quel che sappiamo non è umanamente possibile difendersi contro un’eventuale eruzione che distruggerà chiunque si trovi entro il suo raggio di azione.

Psicologia e religione pag. 24, 25
Carl G. Jung

Grazie Jung Italia

la vita, per l’arte, è cortissima

Einstein la pensava così: «Il vero valore di un uomo si determina esaminando in quale misura e in che senso egli è giunto a liberarsi dell’io». E la medesima prospettiva che si ritrova nelle grandi dottrine spirituali, per esempio il buddhismo definisce il non-sé «sigillo del Dharma» e Gesù invita chi vuole seguirlo a «rinnegare se stesso» (Marco 8,34). Questa liberazione dall’io non significa non curare la propria interiorità e non amare se stessi; significa piuttosto che il valore di un essere umano non dipende da ciò che ha, non dipende da ciò che sa, non dipende neppure da ciò che è, ma dipende dalla misura in cui è giunto a trascendere il suo ego perché l’ha posto al servizio di qualcosa di più grande e di più importante. Il valore di un essere umano dipende dalla sua capacità di creare relazione, di dedicarsi, di uscire da sé, di aprirsi, di abbracciare, di amare. Il Processo cosmico ci immette in questa stupefacente avventura: noi siamo un pezzo di materia capace di creare relazione, di dedicarsi, di uscire da sé, di aprirsi, di abbracciare, di amare. Seguendo tale logica si attua la liberazione dall’ego, la meta di ogni autentica esperienza spirituale, la prima e più necessaria ecologia. Da essa può rinascere la visione del mondo e della natura di cui questa vita ha bisogno per tornare a fiorire.

Sintomi

Copia e incolla

” Un altro assioma di Hillman: «L’anima è costretta ad ammalarsi sempre di nuovo, finché non ha ottenuto ciò che vuole». […] Cerca il mito del sintomo, rintraccia la fantasia e il desiderio, perché nel comportamento sintomatico si trovano i segni del telos dell’anima, le direzioni in cui essa vuole andare. Il sintomo è una possibilità che ci è offerta, non solo una sofferenza. “

Thomas Moore, Fuochi blù

immagine : ” Psiche apre lo scrigno d’oro”, John William Waterhouse (1903)

consiglio l’ascolto. La musica è l’olfatto dell’anima.

Non solo cantare

Pregare.


« … può essere rivolta a Dio, o a un Dio, a una Dea, a un santo, a un saggio, a una montagna, o al mistero muto dietro le stelle. Può essere fatta di parole o di silenzi. Può essere religiosa o laica. In tutte le sue forme essa si manifesta come forza congiuntiva. Pregare, in qualunque modo ne siamo capaci, significa pensare al senso della vita: perché venga, perché sia fatto, anche attraverso di me, il mio lavoro e la mia speranza. Questo un secolo fa aveva intuito il caporale Wittgenstein nelle trincee del fronte, e questo è anche per me il modo migliore di rifornirmi di energia pulita per non farmi vincere dallo sconforto e non ridurmi a vivere la vita all’insegna della furbizia della selezione naturale e dell’ego con la sua ridicola vanità»

Vito Mancuso

Young folk

I pensieri lunghi a volte atterrano e trovano pace in certi incontri . I libri li scrivi tu prima dentro di te poi , improvvisamente, li ritrovi . Negli sguardi dell’anima

“Ecco cosa spesso siamo da adulti..siamo vite vissute da altri e per altri.
Siamo i cambiamenti che non facciamo, i percorsi ripetitivi che non abbandoniamo.
Siamo persone sole che se la raccontano.
Se almeno avessimo il coraggio di ammetterlo e di essere onesti fino in fondo, avremmo già fatto abbastanza per rompere l’inerzia. Per tornare a prenderci quello che cerchiamo: la vita, e con essa, la felicità “.

( Dal libro” Young Folks” di G. Pierantozzi)

Pelle delle mie brame

La pelle divide il dentro dal fuori . Racconta il dentro . Lo puoi vedere , sentire , accarezzare

Poesia di Chandra

La pelle è sempre in prima linea
come i cappotti le madri i villaggi,
è un confuso conoscitore di mondi
è serbatoio e cemento
trasale fa barriera
è distendibile e delicatamente resistente
sanguina respira. Nuca mani e piedi
spalle petto fianchi conoscono
il mondo senza l’assedio della narrazione
stormiscono e scompensano il pensiero.
La pelle è educazione sentimentale
ogni parola un branco che preme i pori
e ne fa porte sul cielo vuoto dell’interno,
dove soffia la memoria
l’aria del tempo.
Per primo viene il tatto
quando mettiamo una parola
al mondo. Invecchiando la pelle
diventa piú sottile
perché aumenta il desiderio
di mistero, diminuisce
la paura di attacco.
È nuda su questa terra,
si sbriciola nel passaggio.
In lei la vita umana si consuma
e poi si spegne o forse vola
fuori di lei, la lascia.

Chandra Candiani da ‘La domanda della sete.’ Einaudi

Ciò che avviene

“Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.

Dei fatti maturano nell’ombra, perché mani non sorvegliate da nessun controllo tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora. E quando i fatti che hanno maturato vengono a sfociare, e avvengono grandi sventure storiche, si crede che siano fatalità come i terremoti. Pochi si domandano allora: «se avessi anch’io fatto il mio dovere di uomo, se avessi cercato di far valere la mia voce, il mio parere, la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?”

Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere

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